Call Of Juarez Bound In Blood

Spoiler:

Recensione:

La prima cosa che colpisce sono i dialoghi e le situazioni: quanto di più fedele ai cliché del genere. Ma è proprio questo il bello: Call of Juarez è western allo stato puro, con tanto di risse, scaracchi di tabacco e cavalcate che hanno l'odore della polvere da sparo. Come nel primo capitolo del 2007 (di cui Bound in Blood in realtà è un prequel), anche nel nuovo episodio sono due i personaggi protagonisti, i fratelli Ray e Thomas McCall; per ogni capitolo puoi scegliere chi usare. Io ho scelto Ray, il più carogna, un chirurgo sulle brevi distanze.
L'impostazione è quella classica di uno sparatutto in prima persona, costellato però da una serie di "momenti western" in forma di mini-game. Ecco le tre situazioni più avvincenti che mi sono capitate durante la prova.



All'inizio vengo catapultato nell'America della guerra civile, tra le polverose trincee di una lotta fratricida. Colpi di mortaio nelle orecchie, candelotti di dinamite accesi che arrivano da ogni parte, e in mezzo io con due Colt spianate – una per mano, ovviamente. Puntare l'arma è un'impresa, il mirino aggancia i bersagli con pochissimo margine di tolleranza, cosa che, unita a una grafica di tutto rispetto, fa sembrare la guerra nel West davvero realistica. Interessante il sistema di copertura, che si attiva automaticamente senza interrompere la fluidità d'azione.
Ho fatto fuori qualcosa come dieci soldati nordisti, preso a cannonate truppe nemiche in attracco, ma alla fine i miei commilitoni sono morti come mosche e così ho dovuto darmi alla macchia con mio fratello Thomas.



Nei campi non ci sono tanti posti dove nascondersi, l'unica è acquattarsi tra le pannocchie e avvicinare i nemici strisciando. Per un po' ho gattonato tra un filare e l'altro, usando coltelli (sono i più silenziosi) per azzoppare i soldati avversari, il che, lo ammetto, mi ha regalato qualche brivido di piacere. Ma alla fine non ho resistito, mi sono alzato, sono entrato in modalità concentrazione (il tempo rallenta e puoi selezionare i bersagli prima di dar via alla scarica di pallottole) e ho riempito di piombo sei soldati in una volta usando la levetta del gamepad come fosse il cane di una pistola. Yeee-ha!



Il duello
Una scaramuccia nel saloon dà il via al primo duello del gioco. Pioggia battente che offusca la telecamera, fango sotto gli stivali e un bastardo di pistolero che fa frullare le mani a un centimetro dalla sua fondina. Qui è partito un gioco psicologico tra me e l'intelligenza artificiale: niente di troppo complicato, è bastato tenere le dita a un soffio dal manico e aspettare che la campana suonasse. A quel punto, aprire un buco in fronte all'avversario è stato un gioco da ragazzi (almeno, dopo un paio di tentativi).

A galoppata conclusa, posso dire che Bound in Blood dà l'impressione di un western davvero adrenalinico. Che tu sia un fan di lunga data o un neofita che ha scoperto il genere con le spacconate di Appaloosa, non perderlo di vista: potrebbe regalarti grandi soddisfazioni.

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